Tutti abbiamo sentito nelle ultime settimane di ciò che sta accadendo in Niger, un golpe militare che ha eliminato lo status quo vigente nel paese. La Nigeria, stato confinante col Niger, ha deciso di interrompere la fornitura di elettricità al paese allineandosi con quelle che sono le direttive decise in un incontro tra i vari capi di stato dell’Africa occidentale. Il colpo di stato di chiaro stampo militare viene visto come pericoloso per queste costruzioni statali, e tutte unite hanno deciso di sanzionare i “vicini”. Il Niger, a causa di ciò, ha perso oltre il settanta percento della sua fornitura elettrica.
I paesi limitrofi hanno asserito che l’intervento militare è solo l’ultima delle opzioni possibili, ma i preparativi in tal senso proseguono spediti. L’Ecowas, una organizzazione regionale dei paesi dell’Africa occidentale, ha infatti asserito che bisognerà fare di tutto pur di riottenere la pace e la sicurezza perdute a causa del golpe militare. Purtroppo ancora una volta i paesi africani vivono momenti di dissidi e violenza, con una instabilità che si protrae ormai da decenni. Approfondiamo questi discorsi cercando anche di spiegare il perché di questo forte interessamento dei paesi europei nella faccenda, e gli interessi economici che legano la Francia al Niger.
I motivi di questa profonda attenzione, come spesso accade in questi casi, sono molteplici, ma vediamoli insieme. Ovviamente gli stati europei continuano a voler far sentire la propria “forza” nelle realtà africane, influenzando la geopolitica locale per i propri fini, ma, più importanti, in questo caso almeno, sono le motivazioni economiche. Il Niger è un paese ricco di risorse naturali ed è una ex colonia francese (indipendente dal 1960) che ancora oggi ha profondi legami con l’occidente.
Ovviamente però la caduta del governo mette in pericolo tutti questi profondi legami commerciali, soprattutto quando i militari che hanno effettuato il golpe inneggiano alla Russia ed a Putin. Ma di quali risorse naturali stiamo parlando? Nello specifico la risorsa naturale maggiormente presente nel paese, e sfruttata dalla Francia, è l’Uranio, che alimenta la metà delle centrali nucleari dei nostri “cugini” d’oltralpe. Tali cifre diventano ancora più importanti quando si nota che il paese africano rappresenta il secondo maggior fornitore di uranio dell’Unione Europea, e produce oltre il quattro percento delle riserve mondiali di tale metallo.
Stando però alle prime analisi in merito, ed alle prime ricostruzioni, il colpo di stato non ha avuto gravi ripercussioni sulla produzione locale e sulla vendita di uranio in Europa. Nello specifico, stando agli addetti ai lavori, il prezzo del prezioso minerale è salito di appena dieci centesimi nella settimana successiva al golpe stesso, da 56,15 dollari per ogni libbra di prodotto, ai 52.25 dollari. Queste sono però solo prime indicazioni, e non possiamo sapere cosa accadrà nelle prossime settimane.
Una delle principali società francesi presenti in loco è l’Orano, che si occupa di diverse miniere di uranio in Niger, ha affermato qualche giorno fa che i lavori sarebbero continuati allo stato attuale delle cose. Nonostante tali dichiarazioni, la Francia sta da giorni organizzando dei veri e propri piani di evacuazione dei propri cittadini dal Niger, ed ha più volte affermato di non inviare più aiuti economici nel paese.
L’Euratom, intanto, l’Agenzia europea per l’energia nucleare fondata a Roma nel 1957, ha dichiarato che attualmente non esistono rischi tangibili per la produzione di energia derivante dalle centrali nucleari in tutto il continente. Stando alle parole dei massimi vertici dell’organizzazione, infatti, i paesi europei hanno delle scorte di uranio sufficienti per almeno tre anni.
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