Che fine fanno le batterie degli EV al termine del loro ciclo di vita? Ecco la notizia che potrebbe stravolgere tutto.
Una delle ragioni per cui attorno all’elettrico c’è ancora tanto scetticismo è il destino delle batterie. L’interrogativo che ci si pone è dove verranno smaltite e se sarà possibile farlo effettivamente. Milioni e milioni di pezzi potrebbero produrre l’effetto contrario rispetto alla volontà originaria di abbattere le emissioni nocive nell’aria.
Questo se non si troverà immediatamente una soluzione per gestirle. Il 2035, data fissata dal Parlamento Europeo per l’inizio della progressiva conversione è vicino. Ma cosa è possibile fare delle componenti esaurite? Alcune start- up e aziende automobilistiche sembrano aver trovato un modo per evitare la creazione di discariche infinite.
Come? Investendo in programmi che dovrebbero portare per un totale di 30 miliardi di euro. L’idea è quella di fare “stoccaggio di energia”. Ovviamente siamo ai primi passi di questo studio, ma con l’aumento delle macchine full electric l’esigenza si farà ancora più pressante.
Stando alle cifre riportate dalla IEA (Agenzia Internazionale dell’Energia) durante l’estate del 2022 sono stati venduti 10 milioni di EV e se si fa una stima degli ultimi tre anni, le unità circolanti sono triplicate, passando dal 4% del 2020 al 14% di dodici mesi fa.
Ultimamente Jaguar Land Rover e Wykes Engineering si sono unite per dare vita ad applicazioni stazionarie sfruttando le batterie usate, e pure Nissan, Renault e Mercedes si stanno impegnando su questo fronte.
Per adesso il progetto più interessante lo sta portando avanti proprio la Casa del Giaguaro che ha accettato di fornire le cariche per i suoi SUV a spina I-Pace per aiutare gli impianti inglesi di energia solare ed eolica.
La portata di questa innovazione è notevole, specialmente se si pena che un solo BESS, l’immagazzinatore d’energia, può utilizzare fino a trenta batterie di auto per un totale di 2,5 MWh di capacità. L’obiettivo però è ancora più ambizioso. L’asticella vorrebbe essere alzata a 7,5 MWh per poter alimentare da qui a fine 2023 ben 750 abitazioni.
Il passaggio è davvero semplice e immediato. Gli elementi rimossi dalla vettura vengono inserite nei container presenti sul posto. L’uso è possibile non appena si raggiunge una capacità residua del 70 o 80% non più sufficiente per permettere ad un veicolo di muoversi come prima.
Il principio di economia circolare sposato dal brand britannico si inserisce nella strategia di azzeramento delle emissioni di carbonio fissato per il 2039.
A quanto pare qualcosa di concreto si potrà fare da subito. Dagli approfondimenti del Leiden Institute of Environmental Sciences assieme al National Renewable Energy Laboratory emerge che per il 2030 riutilizzando le batterie dei nostri mezzi di trasporto elettrici potrebbe essere soddisfatto, almeno nel breve periodo, tutto il mondo. Tramite collegamento con la rete elettrica, non solo si potrebbe distribuire energia, ma altresì implementare la sicurezza e pulire la rete.
In Spagna, precisamente a Melilla, Nissan ed Enel si sono unite per il progetto Second Life. Da segnalare anche le compagnie emergenti come BatteryLoop, la quale sta puntando tutto su un parco batterie da 2,8 MW, o Zenobe, che ha trasformato il miliardo di euro di finanziamenti ottenuti in 430 MW di batterie connesse alla rete.
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