Ma quale Tesla, la prima automobile elettrica davvero funzionante è arrivata proprio dal nostro paese in tempi non sospetti. Ecco il modello tanto amato.
E’ stata una delle automobili più famose ed amate in Italia ma non solo, questo modello è anche detentore del primato di prima vera automobile elettrica italiana. Il bello è che è stata studiata in un periodo in cui nemmeno esistevano Tesla, Fisker e compagnia. No, i primi ad arrivare su questa invenzione come al solito sono stati gli italiani, un po’ come le geniali invenzioni di Leonardo Da Vinci che anticipavano di secoli molte tecnologie moderne.
A dirla tutta, non per fare pubblicità al nostro paese, la storia ci dice che una delle primissime utilitarie elettriche mai presentate al mondo se non in Europa e basta è stata costruita da un marchio oggi membro della Holding Stellantis, un marchio torinese decisamente famoso che proprio grazie alle auto elettriche sta iniziando a diventare una realtà di rilievo anche su mercati inesplorati.
Parliamo naturalmente di Fiat che oltre alle grandi note – Fiat 500E e Topolino in primis – ha costruito anche una versione elettrica della sua utilitaria più longeva e famosa. Il modello non era in produzione neanche da dieci anni quando la casa produttrice ha deciso di provare un esperimento che nessuno aveva mai tentato prima su questo modello in particolare.
Completamente elettrificata!
Potremmo considerarla un grande passo avanti per l’epoca: la Fiat Panda Elettra del 1990 non è certo un’auto rivoluzionaria, non venne mai realmente prodotta in serie, ma rappresenta comunque un tentativo molto coraggioso di muoversi in un settore che ora a trent’anni di distanza si rivela quello su cui i marchi avrebbero dovuto investire in passato.
Esteticamente parlando la Panda elettrica non era molto differente dalla controparte a benzina, salvo per una livrea minimale sulla fiancata che ricorda vagamente la mascotte per i mondiali di quell’anno. Sotto il cofano invece, tutto era diverso con un piccolo motore a benzina usato per alimentare il condizionatore e ben altro propulsore per la vettura stessa.
L’auto era spinta infatti da una primitiva batteria al piombo abbastanza potente da portare l’automobile ad una velocità massima di 70 chilometri orari ma non molto longeva, pensate che teoricamente parlando, il guidatore avrebbe dovuto ricaricare l’automobile ogni cento chilometri percorsi: facile capire perchè l’auto non ha avuto seguito sul mercato. Resta comunque un coraggiosissimo esperimento che oggi, a trent’anni di distanza dimostra tutta la sua intelligenza.