Una vera…Caporetto, dato che si parla di un brand italiano, come altro definire quello che è successo ad una casa produttrice che doveva cambiare la storia?
Non sempre le idee geniali o innovative sono comprese subito dalla gente: Nikola Tesla è morto in povertà, eppure le sue invenzioni sono tra quelle che hanno cambiato il modo di vedere l’energia al giorno d’oggi. Rimanendo in tema, la Tesla di Elon Musk ha dovuto farne di strada prima di essere riconosciuta come una realtà affermata nel mondo dell’automotive, dopo essere a lungo stata considerata una bolla finanziaria dagli analisti mondiali.
Capita insomma come è facile intuire da questi esempi molto rapidi che un’azienda con tutte le carte in regola per disegnare il futuro di un settore, prendiamo ad esempio quello che interessa noi, quello dell’elettronica e dei componenti automobilistici basati sulla corrente, non vada come si aspettano gli economisti. Per niente!
E’ successa la medesima situazione con Magneti Marelli, marchio italiano famosissimo soprattutto perchè potete trovare componenti costruiti da questa illustre azienda praticamente su qualsiasi camion, moto o automobile moderna, a partire dalla Land Rover che monta un proiettore di nuova generazione ideato proprio dalla nostra ditta. Ma le cose non stanno andando come previsto, almeno non secondo le analisi degli esperti.
Perdite da assorbire
Sono ormai anni che Magneti Marelli avvia collaborazioni con aziende asiatiche, dovute a momenti di crisi o semplicemente ad operazioni commerciali che dovevano proiettare il marchio nel futuro. Nel 2010 ci fu l’accordo con SAIC, oggi una delle aziende produttrici di auto cinesi che spaventano di più le rivali occidentali, nel 2018 invece è arrivato un inatteso momento, quello della fusione con Calsonic Kanzei, azienda nipponica di rilievo.
Nonostante questi audaci investimenti però, almeno stando a quanto riporta Industria Italiana, la situazione non si mette per niente bene per l’azienda che ha ben due strutture a rischio chiusura. I problemi nascono dalla transizione all’ecologico, dell’addio ai motori termici previsto per il 2035 per cui Magneti Marelli produce ancora componenti a ritmo serrato. Lo stabilimento di Cervalcore per esempio è a rischio, dato che qui si assemblano esclusivamente questo tipo di componenti.
Ad influire sulla crisi del brand sempre secondo gli analisti della fonte che abbiamo consultato, le inevitabili conseguenze del Covid e della crisi di approvvigionamento dei cosiddetti semiconduttori, fondamentali per assemblare la componentistica delle automobili moderne. Al momento, la ditta italiana può contare sul cosiddetto Fondo Automotive che contiene ben 8,7 miliardi di Euro. Le vicissitudini di questi anni però saranno molto difficili da affrontare per l’azienda.