Il mercato delle auto elettriche stenta a decollare in Italia, ma a breve cambierà tutto. Cosa ha deciso il Governo.
Erano i primi mesi dell’anno in corso che il Parlamento Europeo si infiammava per una questione in particolare, quella del futuro dell’automotive. L’obiettivo è diventare carbon neutral entro il 2050, ma da qui a quella data la strada sembra essere piuttosto lunga e movimentata.
Come noto, il primo momento importante in quest’ottica sarà il 2035 quando i costruttori potranno rilasciare solamente vetture full electric o al massimo a benzina sintetica. Ed è proprio su questo punto che i Paesi dell’Unione si sono scontrati, in particolare Germania e Italia, con quest’ultima che domandava il via libera pure ai biofuel, ovvero quelli ottenuti dagli scarti produttivi e alimentari.
Mentre ancora si sta valutando se rendere effettiva la normativa Euro 7, tanto invisa alle Case automobilistiche, e rappresentante una sorta di passaggio intermedio verso la conversione totale, durante l’estate qualcosa si è mosso a nostro favore, quando la UE ha dato l’ok ai carburanti neutri, comprendenti pure quelli spinti dal nostro Esecutivo.
Partita vinta, dunque? E’ tutto da vedere. Per capire un po’ meglio in quale direzione si sta andando, almeno per quanto concerne lo Stivale, ci affidiamo alle parole del Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Recatosi in Puglia per una manifestazione elettorale Gilberto Pichetto Fratin ha esposto la sua posizione sull’avvenire del mercato delle quattro ruote, rimarcando sì la necessità di svecchiare il parco macchine e renderlo meno inquinante, ma altresì quella di non demonizzare tutte le altre motorizzazioni. In poche parole per il rappresentate governativo non bisogna togliere la possibilità di circolare in maniera autonoma a chi non desidera acquistare un EV.
Nello specifico, il ministro si è dichiarato convinto che l’elettrico rappresenti il futuro della mobilità, però al contempo ha definito sbagliato da parte dell’organo comunitario dettare le una linea obbligatoria per tutti. A suo avviso anche la produzione andrà in quel senso, dunque la quasi totalità di chi costruisce autovetture opterà per l’azzeramento della CO2. “Fra dieci – vent’anni si toccherà l’80- 90%. Quello che non è giusto è chiudere ad altre possibilità“, la sua denuncia riportata da La Gazzetta dello Sport.
L’argomento relativo al futuro dell’automobile e a come ci sposteremo sulle nostre strade, è molto presente nelle discussioni della maggioranza presieduta da Giorgia Meloni. Nei mesi passati si era calcato molto sul rischio lavorativo conseguente allo spostamento del radar su un solo tipo di realizzazione e che, tra l’altro richiede delle specificità.
Lo scorso 22 settembre, in occasione di un’iniziativa organizzata nell’ambito della Settimana Europea della Mobilità, il capo del dicastero di via Cristoforo Colombo aveva già sostenuto qualcosa di analogo, puntualizzato che nel Bel Paese non sia fattibile un passaggio in toto all’alimentazione a batteria. Le ragioni? La tecnologia molto costosa che rischia di penalizzare le classi meno abbienti che faticherebbero a fare un investimento del genere.
“Attualmente non è accessibile a tutti e noi vogliamo che sia un’opportunità, non un limite, o un dogma privo di alternative“, aveva rilanciato in un videomessaggio.
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