Mentre l’Europa spinge per la conversione all’elettrico, l’idrogeno resta un punto interrogativo. Il parere dell’esperto.
Per un periodo se n’è parlato molto, poi l’argomento è caduto nel dimenticatoio. Si tratta dell’idrogeno, dapprima proposto come alternativa alla tecnologia elettrica e poi scartato perché definito troppo costoso e dunque appannaggio solo delle persone più ricche.
Ma siamo davvero sicuri che questa alternativa alle batterie agli ioni di litio sia già tramontata perché davvero poco conveniente? La risposta l’hanno provata a dare due dirigenti di Hyundai.
Secondo Mark Freymueller, vice presidente senior per l’innovazione dei veicoli commerciali, e Ronald Grasman vice-responsabile per l’idrogeno e le celle a combustibile, molto si starebbe facendo lontano dalle luci della ribalta in quanto, per entrambi, questo tipo di alimentazione rappresenterebbe il futuro dell’automotive.
“Il suo utilizzo nella mobilità sarà un passaggio naturale, a partire dai mezzi pesanti, le auto di grandi dimensioni e i veicoli commerciali“, la loro riflessione sulle colonne del quotidiano La Repubblica.
E proprio in quest’ottica il marchio coreano ha investito in un progetto pilota in Svizzera, dove ha dotato quarantasette camion di questo tipo di energia, allestendo inoltre ben quattordici stazioni di servizio. tutto finito? Nient’affatto, anche in Germania sono stati portati sedici mezzi pesanti a idrogeno e prossimamente il numero salirà a trenta, senza contare che pure Spagna, Francia e Olanda hanno mostrato l’intenzione di effettuare questa prova.
Per quanto concerne l’Italia ci sono ancora dei dubbi. Come riferito dai manager, ci devono essere degli investitori sul territorio desiderosi di utilizzare veicoli del genere e costruire le infrastrutture necessarie.
“Se ci fosse la collaborazione del Governo anche i prezzi scenderebbero. Per il momento abbiamo un accordo di fornitura con Iveco, da cui è nato il prototipo del Daily e lo studio per la realizzazione di bus non inquinanti“, hanno proseguito nella loro disamina della situazione.
La domanda a questo punto è, come viene prodotto? L’obiettivo che si è posto il brand asiatico è che si riesca ad ottenere sempre più da fonti rinnovabili e l’esperimento elvetico, infatti è andato in questa direzione.
Uscendo dai confini europei le preoccupazioni sono altre. Ad esempio in California c’è l’allarme relativo ai gas serra. “Lì potrebbe essere interessante il biometano, in quanto può negativizzare le emissioni se utilizzato per generare idrogeno, anziché rilasciato nell’atmosfera“.
Benissimo il discorso sui mezzi commerciali, ma cosa succederà per le comuni automobili? Nel 2013 Hyundai aveva lanciato la iX35/Tucson, rilasciandone duecento esemplari, successivamente è stato il turno della Nexo che oggi conta addirittura 30mila unità e che verrà aggiornata nel 2025. A convincere la Corea a puntare su tale tecnologia sarebbe stata la migliore risposta rispetto all’elettrico.
Tra le differenze con il full electric si annovera anche la diversità della durata delle batterie e delle celle. Le ultime funzionerebbero per l’intero ciclo di vita della vettura e non ci sarebbe bisogno di sostituirle.
Per adesso il mercato più florido per quanto concerne l’idrogeno è la Cina. Lì la domanda è crescente e non a caso l’azienda di Seul vi ha appena inaugurato una fabbrica di fuel cell. Al suo interno oltre al reparto produttivo, con 6500 sistemi realizzati in un anno, anche un centro ricerca.
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