La Cina è stata uno dei primi Paesi a credere nel futuro elettrico, ma l’invasione di auto nel mondo fa paura: nasce un patto
L’Europa non si fida, almeno per ora, della rivoluzione elettrica sulle strade ed è in buona compagnia perché anche dall’altra parte dell’Oceano c’è chi dubita. Ma molti produttori nemmeno si fidano della Cina e del suo boom in questo settore, facendo così nascere una santa alleanza per combatterla.
Di questi tempi, parlare di guerre commerciali è quasi esagerato, ma rende bene l’idea. Così la prima a muoversi è stata la Commissione Europea che ha preso una decisione ufficiale. Dallo scorso ottobre infatti è stata aperta ufficialmente un’indagine anti-dumping sulle auto elettriche prodotte in Cina.
In pratica si tratta di stabilire se ci siano violazioni importanti sui dazi doganali, sotto forma di aiuti da parte dello Stato, per aggirare le norme esportando auto e moto a prezzi inferiori. Sarebbe configurabile come concorrenza sleale nei confronti dei produttori europei di modelli BEV, quindi 100 per cento elettrici.
Nel caso fosse accertato, saranno esaminate le possibili conseguenze e il loro peso sulle strategie commerciali dei costruttori nel nostro continente. La Commissione Europea chiaramente non può legiferare su altri Stati, ma sarebbe comunque un principio importante anche per altre nazioni nel mondo.
Tutte le parti interessate, a partire dal Governo cinese, potranno presentare documenti e prove per giustificare le loro azioni. Ma soprattutto la Commissione ha spiegato di aver agito senza nessuna sollecitazione esterna ma di sua iniziativa personale.
Al momento non è stata ancora ricevuta nessuna denuncia da parte dell’industria europea per avviare un procedimento. Ma ci sono norme antisovvenzioni dell’UE molto chiare e bastano quelle per indagare se ci sia o meno un illecito.
Elettrico, nasce la tenaglia anti Cina: la politica appoggia i costruttori
L’inchiesta durerà tredici mesi, ma già dopo 9 potranno essere presi i primi provvedimenti. Tutto questo però non ferma i piani dell’industria cinese che sa quanto strategicamente sia importante il mercato europeo anche nel settore delle elettriche. Quindi almeno per il momento le esportazioni continueranno senza nessuno stop.
Un’invasione commerciale che preoccupa tutto il resto del mondo, a cominciare da Tesla, e in particolare chi nelle auto elettriche per ora non sta investendo o le considera secondarie. Come il Giappone che ha deciso di passare al contrattacco e propone di unire le forze contro i colossi cinesi, in gran parte finanziati dallo Stato.
Così, come ha rivelato il prestigioso quotidiano economico ‘Nikkei’, i costruttori nipponici sono pronti al dialogo con Europa e Stati Uniti. Sul piatto una serie di norme che facilitino la produzione, a cominciare dai semiconduttori e altri settori strategici. Una mossa adottata preventivamente, per paura che alla luce di una eventuale concorrenza sleale. Europa e Stati Uniti possano blindare economicamente i loro confini.
Secondo il quotidiano il ministro giapponese dell’Economia e dell’Industria, Yasutoshi Nishimura, ha confermato come i primi dialoghi potrebbero già avvenire entro fine 2023. E da questo deriverebbe anche un gruppo di lavoro ad hoc per sviluppare una strategia comune.
“Vogliamo lavorare con Paesi che la pensano allo stesso modo – ha affermato – per stabilire catene di approvvigionamento senza cadere nel protezionismo”. Una posizione che sembra condivisa già da molti.