I conti di Tesla in Europa fino ad oggi sono sempre tornati, ma adesso Elon Musk rischia di andare in crisi profonda
La rivoluzione elettrica in Europa è già una realtà, anche se viaggia con ritmi decisamente diversi da Paese a Paese. Ma nessuno ha dubbi sul fatto che l’attore principale al momento sia Tesla con i suoi modelli.
Nel primo semestre 2023 sono state 186 mila le unità vendute per la Casa americana in Europa, con una crescita pari al 117% rispetto allo stesso periodo di un anno fa. Tutto questo significa anche una quota di mercato complessiva del 2,8%, quasi raddoppiata rispetto al 2022o quando invece era dell’1,5%.
Un incremento che deriva anche delle decisioni presi dai vertici che hanno cominciato ad andare incontro alle richieste degli automobilisti. I prezzi di alcuni modelli, a cominciare da Tesla Model 3, sono scesi anche per facilitare l’accesso ai contributi pubblici nei Paesi in cui sono previsti, compresa l’Italia.
Questa però è solo una parte del piano previsto dall’azienda guidata da Elon Musk. Nel mirino infatti c’è l’arrivo sul mercato della prima vera city car elettrica, la Tesla Model 2, con un lancio previsto fra il 2024 e il 2025. La novità più importante? Il prezzo, come ha anticipato lo stesso Elon Musk. Un lancio vicino ai 25 mila dollari, quindi circa 22mila euro in Europa, ai quali aggiungere i contributi pubblici.
Tesla, rottura in Europa: Elon Musk rischia di perdere milioni di dolari se non cede
Il nuovo modello sarà prodotto nei stabilimenti Tesla negli Stati Uniti, in Cina e Germania e prossimamente anche nella nuova fabbrica in Messico, attesa per il 2025. Dovrebbe ricalcare le linee della Model Y, con dimensioni più compatte, e montare celle realizzate in collaborazione con Panasonic.
E il resto della gamma? La Model Y è del 2021 e non sarà rivista prima di altri 3 o 4 anni ma nel 2024 il lancio della nuova Roadster che ricorderà molto da vicino il primo modello prodotto nel 2008, una cabrio a due posti.
Intanto però l’azienda da poco ha ufficializzato che aprirà una nuova fabbrica a Shanghai, in grado di produrre fino a 10.000 Megapack all’anno. Si tratta di batterie di dimensioni molto grandi, in grado di immagazzinare quantità di energia sufficienti a stabilizzare la rete elettrica per prevenire i blackout. Tesla ne ha già aperte alcune in Australia, nello stato di Victoria, ad Angleton in Texas, a Soldotna in Alaska e a Lathrop, in California.
Tutto perfetto quindi? In realtà no perché si annunciano nubi nerissime su Tesla in Europa, continente strategico per l’azienda. E sta per succedere in Svezia, un Paese nel quale l’attenzione per l’elettrico è massima.
Ma lo è anche quella per le condizioni di lavoro e qui cominciano i problemi. Alcuni sindacati nazionali infatti hanno deciso di scioperare contro il colosso americano contestando il fatto di non avere un accordo comune. Tesla ribatte invece che i contratti dei dipendenti attuali rispettano gli standard sindacali e forse sono pure migliori.
Tutto questo al momento ha prodotto un blocco delle auto elettriche che per ora restano sulle navi perché nessuno dei portuali le vuole scaricare a terra. E il blocco potrebbe allargarsi a tutti i porti svedesi senza un accordo. Uno stallo che rischia di pesare non poco sui conti.