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Stop alla Cina sull’elettrico: mossa clamorosa, vogliono fermare il dominio

Arriva un incredibile stop per la Cina. La decisione arrivata è assolutamente più unica che rara. E’ successo veramente.

La Cina ha ormai da tempo intensificato non poco lo sviluppo della tecnologia elettrica connesso a quello dell’automobile. Uno sviluppo cotsnte, continuo e che porta sempre più risultati a costruttori come BYD, che ha vissuto un 2023 da sogno dal punto di vista delle vendite.

Stop alla Cina (electricmobility.it – Canva)

Presto, però, questa posizione d’affermazione sempre più evidente potrebbe vivere un momento di seria difficoltà. Non certo per colpa dell’industria cinese. La ragione sarebbe rintracciabile nella decisione di altri Paesi. Il Governo della Turchia ha infatti deciso di introdurre nuove norme per limitare le importazioni di veicoli elettrici provenienti dalla Cina.

Un po’ come fatto dall’Unione Europea recentemente, con quest’ultima che ha avviato un’inchiesta sui sussidi cinesi al settore. Nelle prossime righe cercheremo quindi di capire meglio una situazione che sicuramente potrebbe aver ripercussioni evidenti sulla Cina tutta.

Cina, stop dalla Turchia: di cosa si tratta

La prima cosa da dire è che per poter importare veicoli elettrici in Turchia, le imprese dovranno disporre di almeno 140 officine autorizzate in tutto il Paese e di un centro assistenza telefonica per ogni marca. A stabilirlo ci ha pensato un decreto ministeriale. E’ richiesta quindi una maggiore produzione locale per le auto importate. I più colpiti saranno sicuramente i mezzi elettrici cinesi, che al contrario dell’UE e di altri Governi non hanno accordi commerciali con la Turchia.

Stop elettrico, la Cina messa alle corde dalla Turchia (electricmobility.it – Canva)

Gli importatori dovranno adeguarsi entro fine 2023. BYD sta già correndo ai ripari per far fronte alle nuove regole turche, tanto che ha già in programma di creare una rete nazionale di servizi autorizzati e sta stipulando accordi con i rivenditori per offrire assistenza ai clienti. Non c’è bisogno di chissà quale analisi approfondita per capire che questa misura è estremamente rigida e non permette a tutti i costruttori cinesi di cavarsela. Del resto, il tempo a disposizione degli stessi è davvero poco.

Magari BYD riuscirà a soddisfare determinate richieste, ma parliamo di un vero e proprio colosso automobilistico. E non tutti si chiamano BYD. E’ assolutamente chiaro, quindi, che questa è considerabile una mossa politica. Non si tratta di un semplice stop, visto che come detto non riguarda assolutamente i brand legati all’Unione Europea. Del resto la crescita dei marchi cinesi è notevole sul fronte dell’elettrico, quindi gli Stati europei non possono più stare a guardare. Anche attraverso alcune mosse tutt’altro che imparziali.

Christian Camberini

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