Brutte notizie per chi possiede un’auto elettrica o per chi è pronto ad acquistarne una. Gli italiani hanno le mani nei capelli, questa davvero non ci voleva: ecco cosa sta succedendo nel nostro Paese
Che il parco auto circolante del nostro Paese sia uno dei più obsoleti e arretrati dell’Europa occidentale, ormai non è più un mistero. Molti italiani continuano a rimandare la transizione verso le zero o le basse emissioni, consapevoli che a breve piomberà la deadline del 2035 (salvo ennesimi colpi di scena, ndr) ad appianare tutto. Eppure, le auto elettriche portano con sé ancora una scorpacciata di incognite, che non tutti gli automobilisti del Bel Paese sono pronti ad affrontare.
A spaventare sono soprattutto i servizi di gestione del veicolo EV. In poche parole, la rete di rifornimento. Nonostante in Italia stiano continuando a spuntare colonnine e punti di ricarica in ogni angolo della Penisola, i risultati sono ancora lontani dalla piena transizione. E neanche il Pnrr sembra pronto a dare una mano concreta alla diffusione del full electric nella mobilità del nostro Paese. Il piano Nazionale ripresa e resilienza aveva stanziato oltre 713 milioni di euro mediante finanziamento europeo, per un bando che avrebbe consegnato all’Italia oltre 21.000 punti di ricarica pubblici entro il 2026. Ma il ritmo di diffusione e di intervento è tutt’altro che all’altezza delle aspettative.
A rilento la rete di rifornimento elettrico in Italia, brutte notizie per i veicoli EV
A fare luce sulla situazione è l’edizione odierna de ‘La Stampa’. Se i bandi urbani stanno raccogliendo un discreto successo con quasi 5.000 progetti approvati già dal Ministero dell’Ambiento, lo stesso non può dirsi dei bandi extra-urbani. Qui la pachidermica macchina burocratica del nostro Paese non riesce a soddisfare in tempi ristretti le varie richieste. E questo si traduce un intervento ormai ai limiti della desolazione. Un qualcosa che interessa sia le installazioni di punti di ricarica pubblici, ma anche quelli di natura privata.
“Così non si può andare avanti. Nel 2022 non è stato fatto nulla e nel 2023 il bando è uscito praticamente ad anno quasi concluso e a giochi fatti”: parola di Franco Gasparini di Motus-E, che si è detto insoddisfatto e preoccupato ai microfoni de ‘La Stampa’. Lo stesso che poi ha proseguito: “Speriamo che nel 2024 non vengano commessi gli stessi errori, si rischia di perdere una grossa occasione”. Una piccola consolazione, invece, è la crescita registrata nelle tratte autostradali, dove in Italia sono spuntati ben 851 punti di ricarica in più.