La vendita e la diffusione delle auto elettriche continua a essere a rilento rispetto al mercato generale. Alla reale spiegazione nessuno aveva pensato prima d’ora.
Quando si è cominciato a parlare di vetture a batteria, si era convinti che avrebbero ottenuto un successo incommensurabile, che avrebbe cambiato la mobilità in maniera definitiva e in tempi brevi. Il successo invece sta arrivando lentamente e non con un’esplosione di entusiasmo.
Da parte dei potenziali clienti sono molte le remore. La spiegazione più logica l’ha offerta Marco Santino, partner di Oliver Wyman, in occasione di un’analisi a ‘Il Sole 24 Ore’ sull’argomento.
Al di là dell’Italia, fanalino di coda per la diffusione delle vetture elettriche con il solo 3,9% rispetto al mercato generale, anche Stati Uniti, Giappone e Germania manifestano dati di vendita e diffusione che di certo non emozionano. Regna molta incertezza, che non consente ancora di scommettere il tutto per tutto sull’elettrico da parte dei costruttori, i quali infatti stanno preferendo la prudenza negli investimenti.
Dopo un leggero boom, fomentato da una nicchia di pubblico effettivamente affascinata dalle nuove opportunità che il motore a batteria offre, la frangia di interessati si sta assottigliando fino a esaurirsi.
Auto elettriche, perché il mercato va a rilento: la spiegazione dell’esperto
Secondo Santino, ciò accade perché “il prodotto non rispecchia le aspettative giuste o presunte di alcuni segmenti di mercato”. Il riferimento principale è all’autonomia e alla maturità del prodotto, due fattori inscindibili dal prezzo, che comunque resta elevato.
Inoltre, dagli Emirati Arabi Uniti arrivano considerazioni poco rincuoranti. Il Ministero dell’Industria alla Cop28 ha spiegato che in assenza di petrolio, si tornerà all’età della pietra. Per cui gli scettici potrebbero lasciarsi convincere ed essere spronati ancor di meno a spostarsi verso il mercato green. Considerate le garanzie che la classiche vetture rappresentano, passare a quelle elettriche è considerata una scelta politica e non di reale convenienza.
Il fatto che l‘Unione Europea abbia posto il 2035 per lo stop dei motori a scoppio è stato percepito come una “forzatura” – prosegue Marco Santino – “una decisione imposta senza razionale, siccome si stava già andando verso logiche di riduzione delle emissioni”. Probabilmente senza aver imposto un ban, le auto elettriche sarebbero state percepite diversamente e la curva di adozione sarebbe stata più graduale, invece che orientata verso un “rifiuto aprioristico”. Ciò invita inevitabilmente a riflettere sul prossimo biennio.